Con oltre 23 milioni di persone, Shanghai è la città più grande e popolosa della Cina; polo finanziario, commerciale e volto urbano internazionale, da oltre due decenni ponte ideale che collega l’inafferrabile estremo oriente al resto mondo. Cuore pulsante della city è il suo ambizioso skyline futuristico, in costante e imponente crescita, i cui record vengono infranti e contraddetti ogni qual volta si alza il naso all’insù.
Se fino al 1842 la città aveva sbarrato qualsiasi collegamento esterno, a guerra dell’oppio conclusa iniziò un lungo e inesorabile percorso di internazionalizzazione. In seguito al secondo conflitto mondiale, la città, ridotta in ginocchio, fu costretta a rialzarsi seguendo la rigida legge maoista. Il 1991 è l’anno della svolta: l’eclissi del regime si legge nel riverfront del fiume Huangpu, immagine di una città che marcia rapida verso il nuovo millennio.
Molti studi internazionali fanno a gara per accaparrarsi un pezzettino della metropoli. Infiniti lotti di terreno portano oggi nomi prestigiosi; firme come SOM, Gensler e Paul Andreu si sono sfidate allo skyscraper più alto, dalla Jin Mao Tower, da vent’anni cartolina della metropoli, alla Pearl Tower, fino alla più recente Shanghai Tower, con i suoi 632 metri di altezza.
Finalmente libera, Shangai cresce esponenzialmente preparandosi al World Expo 2010, dal titolo quanto mai azzeccato: Better City, Better Life. Il successo è indiscutibile: la costruzione di infrastrutture costituisce un’opportunità storica per lo sviluppo della città.
Studi come KCAP Architects&Planners fanno della città il loro headquarter, e anche il team Miralles Tagliabue, arrivato a Shanghai per progettare lo spettacolare padiglione spagnolo per l’Expo, prende il volo alla conquista l’Asia intera.
Oggi, le strategie degli studi internazionali riflettono la quanto mai attuale attenzione verso la conservazione del patrimonio e la sostenibilità, e sono il risultato di puntigliose analisi e previsioni delle dinamiche future che coinvolgeranno non solo la città ma l’intero paese nei prossimi decenni. Lo studio Stefano Boeri Architetti China, ad esempio, ha messo la firma al progetto di ristrutturazione dell’Hecheng Building di Shanghai che diventa More: 001 Jingan Creative Park, uno spazio di nuova concezione con moderni modelli spaziali e relazionali che tengono conto dell’esperienza del Bosco Verticale. Lo studio americano Sasaki Associates ha firmato invece il masterplan del nuovo distretto di Sunqiao, in cui l’agricoltura urbana diventa tema principale e fulcro di una rivoluzione culturale che investe due aspetti di rilevanza mondiale: l’espansione incontrollata delle città e l’autoproduzione di cibo con tecniche a basso impatto ambientale.
Shangai dunque ci appare oggi come un terreno di ricerca sperimentale: lo sviluppo di un rinnovato interesse nei confronti della progettazione architettonica, forse una vera e propria scuola, un modello significativo che potrà essere esteso ad altri contesti, per un nuova architettura (non solo) cinese.